Meningite in Niger: “Ospedale stracolmo, c’era il caos”

Proiezione di Come il peso dell acqua

L’epidemia di meningite, che da gennaio ha colpito diverse regioni del Niger, ha provocato 352 morti su 5.273 casi registrati dalle autorità sanitarie all’8 maggio 2015. Il Dottor Clément Van Galen racconta come MSF sta rispondendo all’emergenza meningite a Niamey:

Quando sono arrivato all’ospedale Lazaret di Niamey nei primi di maggio, c’era il caos: l’ospedale era stracolmo. La nostra équipe riceveva fino a 350 pazienti affetti da meningite ogni giorno e forniva cure ambulatoriali ad altri 400. Per liberare i posti letto eravamo costretti a dimettere i pazienti non appena davano segni di miglioramento e a somministrare il resto del trattamento in ambulatorio. Ha dovuto raggiungerci un’altra équipe medica per riuscire a rispondere ai bisogni di tutti i pazienti.

Nelle ultime due settimane, il numero dei ricoveri è diminuito in maniera significativa, da 100 nuovi pazienti al giorno ad appena 30. Ma siamo pronti ad affrontare un ulteriore aumento dei casi, sia nella capitale che in altre parti del paese colpite dall’epidemia. Dobbiamo fare in modo che i pazienti arrivino il più rapidamente possibile presso le strutture sanitarie per il trattamento.

Il trattamento per la meningite è abbastanza semplice, se è somministrato in tempo: i pazienti devono assumere un antibiotico chiamato Ceftriaxone per cinque giorni.

I giovani sono i più colpiti: la maggior parte dei nostri pazienti ha tra i 5 e i 30 anni. Quando arrivano, spesso hanno febbre, torcicollo e vomito. A volte i bambini hanno convulsioni per tutta la notte, ma vengono portati in ospedale solo la mattina seguente. Ogni giorno arrivano pazienti già in coma: troppi così in ritardo che non siamo in grado di salvarli.

Per fortuna, ci sono anche casi lievi di meningite, pazienti che riescono a raggiungere l’ospedale con le proprie gambe. Loro hanno una maggiore possibilità di sopravvivenza.
Il problema principale della meningite è che le condizioni di un paziente possono sembrare buone, ma poi improvvisamente sorgono complicazioni e bisogna trasferirlo in terapia intensiva. Le complicazioni sorgono quando i batteri sono particolarmente virulenti. Esauriscono le riserve di acqua e zucchero del corpo, e poi innescano infiammazioni a cascata, che causano disidratazione, febbre e compromissione di organi vitali. Sorvegliamo perciò i nostri pazienti da molto vicino e monitoriamo i loro livelli di zucchero nel sangue e i segni vitali.

Le persone in Niger sono consapevoli dei pericoli della meningite. All’inizio dell’epidemia, la malattia suscitava molta paura: a Niamey, il panico aveva preso il sopravvento. Ora, però, le persone sono più tranquille: sanno quali sintomi cercare e appena qualcuno avverte mal di testa o dolore al collo, si fa visitare da un medico. Molte persone vorrebbero vaccinarsi contro la meningite, ma purtroppo non ci sono abbastanza dosi disponibili sul mercato mondiale per questo particolare ceppo, per cui il Ministero della Salute sta dando la priorità ai bambini da 2 a 15 anni.

Ciò che mi ha veramente colpito è la dignità e l’accettazione della morte da parte delle persone. Come operatori sanitari, troviamo molto difficile accettare la morte, soprattutto quando esiste un trattamento. Ma le famiglie qui sono estremamente dignitose di fronte alla morte. Spesso dicono, “se n’è andato”, piuttosto che “è morto”. È una parola molto delicata che spesso nasconde un dolore enorme.

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